30.12.12

La Serie A alla sosta: facciamo il punto

Domani arriva l'ultimo giorno dell'anno: è stato un 2012 intenso, soprattutto per il mondo dello sport. Dagli Europei alle Olimpiadi, i due maggiori eventi più seguiti durante l'Estate, arrivando alla stagione calcistica cominciata da pochi mesi. E visto che il mondo non è finito, almeno per il momento, facciamo un punto su tutto ciò che abbiamo visto in questa prima parte di stagione, da noi in Serie A.


IL DOMINIO

Dopo 18 giornate, la parola d'ordine non può che essere la stessa dello scorso anno: Juventus. Una squadra che, dopo il trionfo della scorsa stagione (seppur dopo un lungo confronto con il Milan), sta facendo a pezzettini gli avversari in questa, imponendo un dominio che nemmeno l'anno passato, nonostante l'imbattibilità, esisteva. La Juve ha perso contro l'Inter ad inizio Novembre e così ha interrotto la lunghissima serie di risultati utili consecutivi che durava addirittura da Maggio del 2011 (l'ultima sconfitta in campionato risaliva all'1-0 di Parma): si pensava che potesse essere una batosta psicologica per i bianconeri, che forse sarebbero lentamente precipitati. Invece la sconfitta ha sortito un effetto contrario: la Juve, da quel momento (se si esclude l'altro k.o. stagionale, col Milan) è diventata un'agguerrita macchina da guerra, che ha ripreso a macinare punti fino a stabilire un enorme distacco dalle inseguitrici. Un +8 sulla Lazio seconda che si definisce grazie ai 44 punti, accumulati nel corso di 18 partite con 14 vittorie, due pareggi e due sconfitte.

Non solo: la Juve ha dominato anche nel proprio girone eliminatorio di Champions League, mandando a benedire le voci che volevano un calo dei bianconeri con le competizioni europee. Tra l'altro il Gruppo E non era affatto semplice: dai Campioni d'Europa del Chelsea alla rivelazione Shakhtar Donetsk. Dopo le prime tre gare concluse con tre pari, nelle altre tre la Juve ha sbaragliato la concorrenza rifilando 4 reti al Nordsjaelland, infilando uno spettacolare 3-0 al Chelsea e vincendo con una grande prova di forza alla Donbass Arena di Donetsk, in Ucraina, senza subire nemmeno un gol al passivo. Il risultato è stato non solo la qualificazione agli ottavi di finale, ma anche la prima posizione: il che ha di conseguenza fruttato anche nel sorteggio, che ha posto tra i bianconeri e i quarti il Celtic Glasgow, capace di battere il Barça ma comunque di inferiore tasso tecnico rispetto ai Campioni d'Italia.

Vedendo, dunque, questi primi cinque mesi (che sono iniziati, tra l'altro, con la conquista della Supercoppa contro il Napoli), si sono smentiti coloro che dicevano che alla Juve serviva necessariamente un top-player. Il famoso fuoriclasse che alla fine non è mai arrivato, questo perché i torinesi hanno la loro forza nell'undici in campo e non in un semplice individuo: miglior difesa del campionato, miglior attacco assieme alla Roma (le statistiche dicono +3 per i giallorossi solo per lo 0-3 a tavolino sul Cagliari), miglior centrocampo al mondo solo dopo (forse) il Barcellona di Xavi, Busquets e Iniesta. Alla fine però, se andiamo a fare un confronto diretto non sembrerebbe, considerando che Pirlo è il migliore regista al mondo e Xavi è subito dietro, che Marchisio sta diventando un giocatore di livello mondiale, al pari di fenomeni come Lampard, Gerrard e lo stesso Iniesta (che comunque ha qualcosa in più) e che Vidal non è certo di calibro inferiore a Sergio Busquets. E cosa importa se nella classifica marcatori di juventino non c'è nulla nelle prime posizioni?

LE INSEGUITRICI

Le principali candidate al nominativo di "anti-Juve" (sempre che ce ne sia una) erano Napoli e Inter. I partenopei hanno tenuto testa ai bianconeri nelle prime giornate, ma poi la differenza è emersa nello scontro diretto dell'8° turno ed ora gli azzurri sono precipitati a -10 (complici i due punti di penalizzazione), dopo una lieve ripresa: rimane comunque troppo dipendente dai gol di Cavani. D'altro canto i nerazzurri hanno sorpreso in positivo arrivando a battere la Juve allo Stadium (successivamente la differenza era di un solo punto), ma hanno poi commesso il peccato capitale di credersi superiori e adagiarsi sugli allori, perdendo punti in maniera spropositata e giocando un brutto calcio: ora il distacco è di 9 lunghezze, nonostante il grande trio offensivo Cassano-Milito-Palacio.

LE SORPRESE

E allora, adesso, l'ultima che vuole impensierire la fuga solitaria juventina è la Lazio dell'allenatore-rivelazione Petkovic. Arrivato come tecnico praticamente sconosciuto, sta guidando i biancocelesti con un'organizzazione compattissima: certo, la differenza dalla cima è ancora abissale, ma in questo momento la Lazio pare la più motivata a staccarsi dal gruppo di coda ed ingaggiare una lotta al vertice con la squadra di Conte, semmai dovesse capitare qualche passo falso lì davanti.

Ma la vera sorpresa della stagione 2012/2013 è sicuramente la Fiorentina. Dopo gli ultimi due anni passati a lottare per la salvezza (che hanno seguito, guarda caso, l'addio di Cesare Prandelli), i viola hanno trovato in Vincenzo Montella il giusto erede. Già protagonista a Catania lo scorso anno, l'Aeroplanino ha dimostrato di saperci fare anche con una grande, tanto che la Fiorentina è considerata la squadra che gioca il miglior calcio del campionato assieme alla Juve e alla Roma. Non è solo della panchina il merito dell'attuale terzo posto: anche il mercato, assolutamente protagonista. Nonostante gli addii di calciatori fondamentali come Montolivo, Gamberini, Nastasic, Behrami e Vargas, il ds Daniele Pradè è riuscito a trattenere la stella Jovetic e a mettere in conto importanti trattative in entrata: in difesa azzeccatissimi gli acquisti di Viviano (portiere), Roncaglia e Gonzalo Rodriguez (ai quali si aggiungono quelli di Tomovic e Savic), a centrocampo gli inneschi di Cuadrado, Borja Valero, Pizarro e Aquilani sono stati strepitosi, mentre il ritorno di Toni in attacco è qualcosa di straordinario, senza dimenticare El Hamdaoui (che quando è stato impiegato ha fatto bene) e Mati Fernandez.

LE DELUSIONI

Tra le delusioni non possiamo non mettere la Roma, che sì nelle ultime settimane sta facendo vedere qualcosa di buono, ma che nei primi mesi ha veramente stentato. Purtroppo si sa, il gioco di Zeman è ultra-offensivo e molto divertente, ma allo stesso tempo è rischiosissimo in difesa se non hai dei sincronismi perfettamente innescati. Di conseguenza, come detto sopra, la Roma ha il miglior attacco del campionato ma anche una delle peggiori difese (29 gol subiti sono veramente troppi). Lo si è visto contro la Juve, dove il fuorigioco, fondamentale nei meccanismi zemaniani, non ha funzionato: il risultato? Dopo 18 minuti era già 3-0, ma se il primo tempo fosse finito con 6-7 gol al passivo non ci sarebbe stato nulla da recriminare. Lo si è visto anche contro Bologna e Udinese, entrambe le volte all'Olimpico: dal 2-0 la Roma ha perso 2-3. Ora, invece, la Roma sembra aver trovato un equilibrio: segna molto come prima (e dà spettacolo) e subisce di meno, grazie anche alla scoperta del giovane Marquinhos a governare la retroguardia. Ma in complessivo i giallorossi sembrano aver avviato, comunque, un buon ciclo: tra i giovani più promettenti ci sono Tachtsidis, Lamela e Destro, ma occhio anche a Dodò, Romagnoli, Piris, Nico Lopez, Bradley e Goicoechea.

Sicuramente, però, ci si sarebbe aspettato di più dal Milan. Lo avevamo detto: dopo gli addii dei senatori (Inzaghi, Gattuso, Zambrotta, Seedorf) e di altri giocatori importanti nell'anno dello scudetto (Van Bommel, ma soprattutto Thiago Silva e Ibrahimovic) era prevedibile un calo. Ma non così netto: attualmente il Milan, nonostante la ripresa delle ultime giornate, è settimo e quindi fuori dall'Europa il prossimo anno. Una delle poche note positive è il giovane Piccolo Faraone, che in qualche modo sta tirando su i rossoneri: stiamo parlando del momentaneo capocannoniere della Serie A, l'appena 20enne Stephan El Shaarawy. Se da una parte il Milan è la grande delusione, dall'altra lui è la grande rivelazione. In attacco la maggior parte delle marcature sono state timbrate da lui, anche perché l'impatto che hanno avuto Bojan e Pazzini non è stato devastante. E se ci mettiamo la situazione sempre peggiore riguardante Pato, Boateng che non è più lo stesso e l'incisività solo recente di Robinho, El Shaarawy si erge su di tutti. Anche l'insicurezza tattica operata da Allegri con i continui cambi di modulo (4-3-1-2, 4-3-3, 4-2-3-1, 3-5-2, 3-4-3) non ha aiutato; il mercato, a parte Montolivo, non è stato soddisfacente.

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