30.7.11

Palermo-Thun preliminari andata Europa League

Il nuovo Palermo di Pioli esordisce nella prima gara ufficiale della stagione contro gli svizzeri del Thun, nei preliminari d'andata per la qualificazione all'Europa League 2011-2012. Ci si aspetta subito un partitone, contro una squadra sicuramente non all'altezza dei rosanero, ma bisogna contare un aspetto che sfavorisce la squadra di Zamparini: nelle ultime ore sono state definite le cessioni di Sirigu, portiere titolare, e Pastore, gioiello dei siciliani, entrambi al Paris Saint-Germain. Il Palermo non potrà quindi contare sui suoi due campioncini, ed inoltre tiene Miccoli in panchina. Al Barbera l'atmosfera è ottima, ma viene subito gelata dopo pochi minuti, con il gol a portare inaspettatamente in vantaggio il Thun. Pallone messo in mezzo sul primo palo dal fondo, ci si avventa Luthi che con un gran destro la mette forte ed angolata, sul secondo palo. La reazione palermitana non si fa attendere, tanto che al 13' trova la via del pareggio. Il giovane Josip Ilicic scarica un mancino micidiale dai 30 metri, palla tesissima e violenta, che si insacca sul palo del portiere, apparso comunque piuttosto impreparato. Si rimane 1-1, risultato non ottimo per la formazione di Pioli, che per ora è svantaggiata nel punteggio. Non buono, dicevo, il risultato, ma comunque migliore di quello in cui sarebbe caduta poco dopo la gara: dopo circa 10 minuti della ripresa, Schneider lascia partire un gran sinistro da fuori, non fortissimo ma preciso, che sorpassa la linea di porta all'angolino basso, dove non ci si può mai arrivare. Il 2-1 del Thun è brutto presagio per il Palermo, che però, alla fine, trova il modo di rialzarsi. Al 92' Miccoli, subentrato dalla panchina, dimostra le sue grandi doti; calcio di punizione, parte il capitano che beffa l'estremo difensore con un meraviglioso destro a giro, sotto l'incrocio dei pali. Non c'è più tempo, 2-2 è il risultato finale, beffato il Thun, che è comunque in vantaggio per la qualificazione. Clamoroso passo falso del Palermo, che sembrava nettamente favorito, ed invece si ritrova ancora in corsa per poco, giusto per aver pareggiato in pieno recupero. Il 2 pari va bene agli ospiti, che dovranno solo difendere il risultato al ritorno, mentre il Palermo dovrà cercare di andare in Svizzera convinto di poter fare la partita e vincere, altrimenti... NIENTE EUROPA. Il che non sarebbe accolto molto bene dai tifosi rosanero.

Calciomercato Juve

Siamo ormai nella fase calda di questo mercato estivo, che si concluderà più o meno tra un mese. Sono già tante le trattative andate in porto, molte altre sfumate, ancor di più quelle in dirittura di arrivo. Ma, soprattutto, ci sono i sogni, i grandi campioni di sempre che ogni tifoso e soprattutto ogni allenatore vorrebbe veder giocare nella propria squadra. Noi parleremo oggi della Juventus. Il mercato bianconero sta andando spedito; già ufficiali 5 acquisti, per il sesto manca solo la firma. Ed anche per le cessioni si sta procedendo. Senza contare le comproprietà: la società juventina è andata alle buste, riscattando Almiron dal Bari ed Ekdal dal Bologna, e si è ripresa dei già noti prodotti della primavera, in prestito ad altre squadre nella passata stagione. Stiamo parlando di Luca Marrone, ma anche di Pasquato, reduce dall'avventura al Modena in Serie B. Sarà a disposizione di Antonio Conte anche Amauri, tornato dopo il prestito al Parma. Sempre dalle comproprietà, è uscito il fatto che sia Palladino che Lanzafame non saranno più bianconeri per metà. A fine stagione la Juventus doveva inoltre attuare i riscatti (se riscattare si voleva) dei giocatori in prestito, cioè i seguenti: Matri, Quagliarella, Aquilani, Pepe, Motta, Traorè e Rinaudo. Di 7 ne sono rimasti 4. I due centravanti Matri e Quagliarella sono rimasti, così come Simone Pepe e Marco Motta. La sorpresa è il ritorno di Alberto Aquilani a Livepool, quando sembrava dovesse rimanere a Torino. Rinaudo al Napoli, Traorè all'Arsenal. Non possiamo però parlare di cessioni vere e proprie, come lo sono invece quelle di Felipe Melo e Sissoko. I due centrocampisti hanno scelto rispettivamente Turchia e Francia, il brasiliano il Galatasaray, il maliano il Paris Saint-Germain. Altri giocatori che il prossimo anno militeranno altrove sono Salihamidzic e Tiago. Il primo albergherà al Wolfsburg, il secondo andrà all'amato Atletico Madrid, dopo aver trovato l'accordo per la rescissione del contratto. L'emergente Gubbio, che nella stagione che sta per cominciare giocherà in Serie B, si è invece assicurato Buchel, un altro giovane mandato a fare esperienza. Ma dopo tutte queste cessioni, possiamo finalmente parlare di acquisti. Il primo colpo di Marotta e Paratici è arrivato senza spendere un solo centesimo, a parametro zero. Andrea Pirlo ha lasciato Milano per coprire il ruolo di regista tanto cercato in questi anni dalla Juve. Poco dopo è arrivato un altro centrocampista, uno di fatica e di esperienza: di chi stiamo parlando, se non di Michele Pazienza? Anche lui arriva a parametro zero. Da tempo la Juve non riesce a coprire bene i terzini, cioè nel senso che spesso si ritrova senza giocatori di quel ruolo. Guardate l'anno scorso: con l'infortunio di De Ceglie, e i frequenti malesseri di Traorè, l'unica soluzione è stata Fabio Grosso, addirittura messo fuori rosa da Del Neri. Oppure Chiellini spostato a sinistra o addirittura Pepe indietreggiato. Perciò non si è aspettato molto, subito preso Reto Ziegler, anche lui senza sborsare niente. Dopo lo svizzero ex Samp, eccone un altro, connazionale e dello stesso ruolo, Stephan Lichtsteiner, proveniente dalla Lazio. Per questa trattativa, invece, la spesa è stata di 10 milioni di euro. Sistemati i terzini, la concentrazione passa ad un altro reparto. In attacco serve qualcuno che sappia fare la differenza, anche se di certo i centravanti non mancano (Matri, Quagliarella, Del Piero, Toni, Iaquinta ed Amauri). Oltre al top player, promesso da Marotta ai tifosi, si aspetta un esterno offensivo, perfetto per il 4-2-4 di Conte. In questo ruolo la Juve può contare su Krasic, Pepe, Martinez, Marchisio ed in caso anche lo stesso Fabio Quagliarella, che si è detto disponibile a giocare sulla fascia per qualche partita. Ma un altro innesco risolverebbe tutti i problemi. Infine, si cerca il famoso difensore centrale. Ma prima di tutto questo, la società bianconera si è assicurata Arthuro Vidal, che farà compagnia a centrocampo a Pirlo. Il 24enne cileno arriva dal Bayer Leverkusen, ed è contentissimo di vestire la maglia bianconera. Il costo dell'operazione si aggira sui 12 milioni, con 10,5 alla squadra tedesca, ed altri 1,5 di bonus, cioè da versare nel caso che la Juventus finisca il campionato al primo o al secondo posto. Ma mentre tutto questo accadeva, le telenovele sul top player si susseguivano senza tregua. Il primo indiziato era Alexis Sanchez, ma il centravanti si è detto disposto ad accettare solo la maglia blaugrana, ed infatti è stato ceduto dall'Udinese al Barcellona. Scartata anche l'opportunità Tevez, per l'elevatissimo costo del cartellino e lo stipendio super, si è virato su Aguero. La cifra ballava tra i 45 milioni, mentre la Juve non si spingeva al di sopra dei 30-35 più una contropartita tecnica. Mentre l'accordo sembrava essere vicino, però, ci ha pensato il Manchester City. Offerta spiazzante di 43 milioni di euro, e tempo una-due settimane il campione argentino si è trasferito da Mancini. Un altro indiziato era Pepito Rossi, che faceva sognare i tifosi juventini, ed è stato davvero ad un passo. Questa volta il Villareal chiedeva meno, 35 milioni di euro. La Juve invece, insisteva ancora con la contropartita tecnica+25 milioni di euro. Con i successivi contatti, le parti si sono ammorbidite. Il Villareal è sceso fino ai 28-29 milioni+6-7 di bonus, mentre la squadra torinese offriva 22 milioni+8 di bonus. Anche qui però, quando la trattativa era vicina alla fumata bianca, si sono intromesse altre squadre. L'Atletico Madrid cercava un sostituto di Aguero, ma il vero pericolo non era costituito dalla squadra madrilena, bensì dall'Arsenal. La società londinese voleva Santi Cazorla, ed il Villareal si è espresso dicendo che non intendeva vendere entrambi i gioiellini di casa, in poche parole, chi prende per primo o Rossi o Cazorla vince, perché l'altro non lo vendiamo. Alla fine il giocatore spagnolo è stato ceduto al Malaga, ed il Villareal ha dichiarato di aver chiuso il mercato, sparando cifre: chi vuole Rossi, deve pagare la clausola rescissoria di 50 milioni. Naturalmente esagerando, ma per far capire che a questo punto strappare Pepito sarebbe stata un'impresa quasi impossibile per la Juventus. A questo punto ci si chiede: "Dopo tutti i top player persi, chi rimane?" bella domanda, perché a questo punto le alternative sono davvero scarse. Si pensa ad Higuain o Benzema, ma almeno dal mio punto di vista entrambi sono uomini da area di rigore, finalizzatori e non da cambiare una squadra, come ad esempio fanno Ibra nel Milan e Eto'o nell'Inter. Quindi, da una settimana più o meno, il discorso campione non si è toccato. Si è invece parlato dell'esterno sinistro. Gli indiziati principali erano Bastos e Vargas, una lotta infinita, nella quale invece ha trovato spazio Mirko Vucinic. E già, perché l'attaccante della Roma è vicinissimo alla Juventus, in risalita, l'accordo si è fatto, mancano solo pochissimi dettagli ed il montenegrino gradisce eccome la destinazione. Insomma, potremo presto assistere alla fumata bianca, la firma è vicina. Trovato l'accordo con la società giallorossa sui 18 milioni di euro, ma si saprà di più al termine della trattativa. Per finire il mercato bianconero vi raccontiamo del difensore centrale. Rolando è solo un'idea, Lugano molto di più. Sì, perché il capitano dell'Uruguay rescinderà il contratto in caso di retrocessione della sua attuale squadra, il Fenerbahçe, immischiato in delle partite truccate per favorire delle scommesse. Altrimenti, la Juve potrà assicurarselo pagando la clausola di 3,5 milioni di euro. Solo attendismo insomma, manca ancora un mese, tutto è possibile. Finiamo dicendo che la Juve cerca ancora squadre acquirenti per Motta, Grosso, Amauri e Iaquinta (anche se al momento le trattative per il centravanti azzurro ex Udinese sono bloccate, dato che il giocatore stesso è infortunato). Che ne pensate? Dite la vostra sul calciomercato bianconero!

27.7.11

Copa América... FINE!

Si è da pochi giorni conclusa la competizione estiva prima dell'inizio dei campionati europei: la Copa América 2011 in Argentina. Siamo qui per riassumere passo passo tutte le emozioni vissute durante questi venti giorni pressappoco, dal primo al 24 Luglio. Come saprete, le squadre partecipanti erano in totale 12: 10 di queste hanno sempre diritto alla partecipazione, perché appartenenti alla CONMEBOL. Sono Argentina (dove si svolge il torneo), Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela. Le altre due squadre sono delle "invitate", cioè Messico e Giappone. Purtroppo, però, la nazionale nipponica si è ritirata a causa del terremoto in patria, che aveva provocato il rinvio del campionato locale, che si accavallava quindi con gli impegni in Sudamerica. Scelta come sostituta la Costa Rica, che insieme al Messico, ha partecipato alla competizione con giocatori under 23. Nelle urne del sorteggio c'erano le teste di serie (Brasile, Argentina ed Uruguay), separate dalle altre per far sì che non si scontrassero delle big già nella fase a gironi. Alla fine, i tre Gruppi (denominati A, B e C), erano i seguenti: nel primo Argentina, Bolivia, Costa Rica e Colombia. Nel secondo Brasile, Ecuador, Paraguay e Venezuela. Nell'ultimo e terzo Girone si sfideranno Cile, Uruguay, Messico e Perù. Passano ai Quarti di Finale le prime due di ogni girone e le due migliori terze. Poi si prosegue con delle gare ad eliminazione diretta con partita di sola andata, ed in caso di parità si procede prima ai supplementari, poi ai calci di rigore.
  • Il cammino dell'ARGENTINA. Era la Copa degli albicelesti, già padroni di questo titolo 14 volte (assieme all'Uruguay), ed oltretutto padroni di casa. Ma la squadra di Batista conferma gli elevati problemi difensivi, e soprattutto la difficoltà di incidere lì davanti, con uno spento Messi ed un solo Aguero a far la differenza. Nella prima del Girone l'Argentina aspettava una vittoria quasi scontata contro la Bolivia. Ma il gol di Edivaldo ad inizio ripresa condiziona tutto: colpo di tacco con papera difensiva di Banega, sulla linea di porta. L'unico a non arrendersi è proprio il Kun, che appena entrato da una grande spinta e trova l'eurogol del pari, che consegna il punto agli argentini. Contro la Colombia il ct conferma il tridente che aveva deluso (lasciando ancora fuori Aguero, in panchina), ed i risultati non cambiano. Lo 0-0 va più che bene ai padroni di casa, che l'hanno passata liscia un sacco di volte, rischiando anche di perdere. Ma è all'ultima giornata che si sveglia l'Argentina, contro la Costa Rica. Finalmente titolare il centravanti dell'Atletico, che fa subito la differenza: doppietta tra il primo ed il secondo tempo, con dominio assoluto albiceleste ed un Messi in grande spolvero. Arriva anche la firma di Di Maria, per la rete del definitivo 3-0. Ai quarti c'è l'Uruguay. Subito una big, che tra l'altro inizia malissimo, con il vantaggio uruguaiano segnato da Perez, che poco dopo lascia la propria rappresentativa in 10 uomini. Prima di ciò, però, la risposta è affidata ad Higuain, che do testa pareggia. Non c'è più verso, nel finale anche Argentina in 10 (espulso Mascherano), si va ai supplementari e poi ai rigori, dove trionfa la formazione di Tabarez: decisivo l'errore di Tevez. Finisce qui il cammino argentino in Copa América.
  • Il cammino della BOLIVIA. Una squadra sicuramente non ambiziosa, che spererebbe già qualcosa con il passaggio del turno. Ma tutto è possibile, si sa, nel calcio. Soprattutto quando all'esordio pareggi 1-1 con i padroni di casa (e favoriti) dell'Argentina. La fortuna del principiante, si direbbe. Infatti, perché arriva poi la decaduta. Bolivia-Costa Rica finisce male per i boliviani, nettamente favoriti. Tutto nella ripresa, con i gol di Martinez e Campbell, giovane scoperto di grande talento. Poi, nell'ultima gara, sconfitta ancora una volta per 2-0 contro la Colombia, decide la doppietta di Falcao. Addirittura quarta con un solo punto la Bolivia, che dopo l'inizio sprint, cade nel nero più assoluto e viene eliminata come quarta del Gruppo A.
  • Il cammino del BRASILE. Insieme all'Argentina una delle pretendenti maggiori al titolo. Ma anche qui non inizia benissimo. Contro il Venezuela, non brilla l'attacco stellare, composto da Pato, Robinho e Neymar, mentre a centrocampo non si gira bene, con un Ganso molto spento. Inevitabile l'inaspettato 0-0. Il tentativo di riscatto arriva con il Paraguay, infatti i verdeoro passano in vantaggio con il gol di Jadson. Ma nel secondo tempo due ingenuità difensive dei brasiliani (clamorose, tra l'altro) permettono all'Albirroja di ribaltare il risultato: prima Roque Santa Cruz, poi a segno Valdez. Quando tutto sembrava finito, ecco il lampo. Al 90' appena scoccato Fred, punta subentrata dalla panchina, si inventa una gran girata col destro che si va ad infilare nell'angolino; finisce 2-2 la partita. Ma i destini di Argentina e Brasile sono paralleli, destinati. Perché anche questi ultimi accellerano e si dimostrano all'altezza proprio nell'ultimo test del Girone. Contro l'Ecuador, arriva infatti un trionfo per 4-2. Prima gol di Pato, che si sblocca, pareggio di Caicedo con paperaccia di Julio Cesar. Nel secondo tempo torna al gol in nazionale anche Neymar (con Ganso che continua a sfornare assist), ma un'altra indecisione di Julio Cesar permette a Caicedo di siglare la doppietta personale. Alla fine, orgoglio della squadra di Menezes che trova il 3-2 con Pato, ed il definitivo raddoppio con Neymar, ancora. Il Brasile passa come prima del suo Girone. Incontra nei quarti il Paraguay, una replica della seconda sfida del Gruppo B. E quando dicevamo dei destini paralleli, era proprio così. I verdeoro si esibiscono in una prova offensiva mostruosa, con un assedio portato sempre nell'area avversaria, dal primo al 90'. Ma niente da fare. I paraguaiani si stringono in un catenaccio impenetrabile, arrivano ai supplementari sullo 0-0, senza aver costruito una sola azione d'attacco. Mentre dall'altra parte Pato & compagnia si divorano gol su gol. Alla fine rigori. Il Brasile ne sbaglia 4 su 4, e regala di fatto la semifinale all'Albirroja. Incredibile beffa, un'altra big eliminata ai quarti.
  • Il cammino del CILE. Non considerata come una testa di serie, è comunque una delle migliori pretendenti al titolo. La nazionale cilena si è molto rafforzata, e cerca la prima Copa América della sua storia. Lo dimostra già alla prima, contro il giovane Messico. Dopo aver sempre attaccato, la Roja si ritrova sotto con la rete di testa di Araujo. Ma nel secondo tempo arriva il meritato 1-1 di Paredes, e poi il vantaggio siglato da Vidal. Rimonta in poco meno di 10 minuti. Vince il Cile, 2-1. La seconda sfida è con l'Uruguay, probabilmente la partita più promettente di spettacolo della fase a gironi della Copa. Un pareggio modesto invece, per 1-1; prima aveva segnato l'1-0 Alvaro Pereira per la Celeste, ma il pareggio cileno è arrivato con la magia di punta del Nino Maravilla, Alexis Sanchez. Nell'ultimo match del Girone C la Roja affronta il Perù. Partita molto combattuta questa, ma alla fine è il Cile a portarsi a casa i 3 punti, e concludere come prima: decide un'autorete nel recupero. Ai quarti capita il Venezuela. Inaspettatamente, la Vinotinto passa in vantaggio grazie allo stacco di Vizcarrondo. Poi, a 20 dalla fine, pareggia Suazo, con una traversa gol. Ma, poco dopo, il tap-in da pochi metri di Cichero regala ai venezuelani la loro prima semifinale in una Copa América. Eliminato anche il Cile, dunque.
  • Il cammino della COLOMBIA. Anche qui parliamo di una buona squadra. Forse la migliore della fase a gironi. E sì, perché mentre le altre entravano in crisi, i colombiani concludevano con 7 punti su 9 alla prima posizione del Gruppo A. Un inizio modesto contro la Costa Rica, ma comunque vittoria meritata per 1-0 con il gol di Ramos. Poi l'Argentina, contro la quale arriva uno 0-0 davvero rimpianto, visto che la Colombia, nel corso della gara, si era vista sfuggire clamorose occasioni; da ricordare quella di Marcelo Moreno, che praticamente a porta vuota aveva mandato il pallone fuori, graziando gli albicelesti. La conferma contro la pessima Bolivia, con vittoria grazie alla rete di Falcao al quarto d'ora, e poi il raddoppio su rigore proprio dello stesso centravanti del Porto al 28'. E via, si vola ai quarti contro il Perù. Nel complesso la nazionale colombiana gioca bene, ma non si può assolutamente parlare di dominio, dato che anche i peruviani dimostrano ampie capacità. Sicuramente la fortuna non li premia: un rigore sbagliato da Falcao e due legni colpiti durante il secondo tempo evitano l'1-0, perciò si va ai supplementari. Ed è qui che arriva l'esplosione Perù. Il super gol di Lobaton a poco dalla fine del primo supplementare permette alla rappresentativa peruviana di passare in vantaggio, poi, nel secondo, un erroraccio del portiere regala palla a Guerrero, che se ne va e la mette per Vargas, che scarica una cannonata sotto l'incrocio dei pali di mancino. Finisce 0-2, fuori la Colombia, avanti il Perù.
  • Il cammino della COSTA RICA. Nel complesso una delle sfavorite, sia per il livello calcistico della squadra, sia perché giochi con nazionali sotto i 23 anni. Ma la Costa Rica si può vantare di averci provato. Alla prima partita arriva una sconfitta, quasi inevitabile, contro la Colombia (come raccontato sopra). Il riscatto non si fa però attendere, contro la Bolivia: vittoria strameritata per 2-0, con i gol nella ripresa di Martinez e J. Campbell, un piccolo talentino dalle grandi qualità, scoperto proprio durante la competizione. La Costa Rica aveva addirittura sfiorato la goleada, con i due legni colpiti su calcio di punizione e le tante palle-gol sciupate. A questo punto la classifica del Gruppo A ci proponeva una grande sorpresa: dietro la Colombia in testa a 4, sostava la stessa nazionale costaricense, a 3, davanti all'Argentina di Batista ferma a 2 (e la Bolivia a 1). Ma ad interrompere il grande sogno ci aveva pensato proprio la rappresentativa di casa. Nello scontro valido per la qualificazione, non c'è stato scampo per la giovane nazionale; netta e pesante la sconfitta per 3-0, con doppietta dello straordinario Aguero e gol di Angel Di Maria. Ma non è ancora finita. I sostenitori più speranzosi pensano ancora ad un eventuale passaggio del turno come una delle due migliori terze. Ma, alla fine, non ci sarà spazio per la Costa Rica... che ritorna inevitabilmente a casa.
  • Il cammino dell'ECUADOR. Una nazionale non eccellente, l'Ecuador, capitata in un girone non facilissimo (con Brasile, Paraguay e Venezuela), in cui si trovava da sfavorita. All'esordio con i paraguaiani si riscopre un grandissimo portiere, Elizaga, che salva non una sola volta la nazionale ecuadoregna dallo svantaggio. Finisce 0-0. Seconda partita contro il Venezuela; il primo passo falso è questo, sconfitta per 0-1 grazie al gol di Cesar Gonzalez. In una situazione davvero molto complicata, l'Ecuador deve convincere e vincere contro il Brasile di Menezes, per avere qualche speranza. Ma i pronostici sono tutti contro l'impresa, ed infatti... Grande prestazione verdeoro, con successiva sconfitta (4-2) ed eliminazione per la rappresentativa ecuadoregna, che è comunque riuscita a segnare due gol al Brasile ed in questa Copa América. Doppietta, infatti, di Caicedo, che aveva fissato il risultato sul 2-2: prima il centravanti aveva pareggiato la rete di Pato, poi aveva siglato il secondo gol personale dopo il 2-1 firmato da Neymar; in entrambe le reti complici le papere di Julio Cesar, peggiore in campo. Alla fine la grandezza offensiva brasiliana ha spazzato via i tentativi dell'Ecuador, con i gol ancora di Pato e Neymar. Termina qui e subito l'avventura sudamericana dell'Ecuador, in ultima posizione del Girone B ad un punto.
  • Il cammino del MESSICO. Insieme alla Costa Rica la squadra giovane, under-23. Ma la nazionale messicana ha pagato caro questo fatto, forse poca organizzazione, o chissà cosa. Fatto sta che il Messico ha concluso la competizione come peggiore del torneo, totalizzando 0 punti in 3 partite, cioè 0 su 9. Tre sconfitte, una peggio dell'altra. Ma fa pensare il modo spavaldo con il quale aveva cominciato la giovane formazione. Contro il Cile, nazionale già ben affermata, era addirittura passato in vantaggio con lo stacco di Araujo. Ma a risvegliare i giocatori messicani dal dolce sogno ci avevano pensato Paredes (tocco di punta da pochi passi) e Vidal (colpo di testa sul secondo palo). Proprio il neo-acquisto della Juventus aveva segnato la vittoria cilena. Nel secondo test c'è il Perù. Bisogna dire che il Messico non è stato neanche aiutato dalla fortuna, anzi. Proprio a pochi minuti dalla fine il gol di Guerrero aveva gelato il portiere, regalando la vittoria ai peruviani. E poi, nell'ultima partita contro l'Uruguay, è arrivato l'ennesimo k.o. firmato da Alvaro Pereira, nel primo quarto d'ora di gara. 0 punti, non c'è stato molto da raccontare, ineccepibile l'eliminazione.
  • Il cammino del PARAGUAY. E forse l'avventura sudamericana più strana l'ha vissuta proprio il Paraguay. Prima tre pareggi nella fase a gironi: 0-0 iniziale contro l'Ecuador. Poi il Brasile: sotto per 1-0 con la rete dalla distanza di Jadson, ribaltata la situazione grazie a Santa Cruz e Nelson Valdez. Non è finita, perché proprio ad un minuto dal recupero arriva il 2-2 di Fred. Ultimo match giocato contro il Venezuela, finito 3-3. E se prima il Paraguay aveva subito una beffa, adesso ancor di più. Ancora sotto con il gran gol di Rondon, poco dopo il momentaneo 1-1 con Alcaraz, poi nella ripresa 2-1 e 3-1 rispettivamente firmati da Lucas Barrios e Riveros. Poi, quando la partita sembrava finita, è arrivato il 3-2 della Vinotinto: Miku, aiutato anche da una deviazione, al 90', e poi, in pieno recupero, la rete dell'incredibile pareggio venezuelano con Perozo di testa da pochi passi. Nonostante tutto l'Albirroja passa come seconda miglior terza. Ai quarti incontra nuovamente il Brasile. Gioca una gara senza senso, solo catenaccio, neanche una ripartenza offensiva o un'azione tentata. Più che altro fortuna, perché il Paraguay viene graziato innumerevoli volte da Neymar e Pato, colti da un'incredibile imprecisione di fronte alla porta. Si va ai supplementari, niente. Quindi rigori. I verdeoro ne errano 4 su 4, perciò al Paraguay ne bastano 2 per qualificarsi alle semifinali, dove incontra il Venezuela. Addirittura (come contro il Brasile) un'altra rivincita dopo l'incontro finito 3-3 della fase a gironi. Non c'è verso, la palla non vuole entrare, i paraguaiani si affidano alla stessa tattica difensiva, anche se questa volta provano almeno ad attaccare. Si va ai rigori dopo i supplementari, e trionfa ancora la squadra di Martino: in finale il Paraguay! Incredibile il cammino: 5 pareggi su 5 consentono all'Albirroja di giocarsi la finale con l'Uruguay. Ma come qualcuno direbbe, la fortuna non è sempre dalla tua. Ed è qui che il Paraguay subisce una batosta. Dopo il primo tempo sotto di due reti con i gol di Suarez e Forlan, la difesa paraguaiana ha anche ringraziato l'arbitro per aver negato un rigore più che solare agli avversari, e l'espulsione subito dopo 2 minuti di gioco per Ortigoza. Non c'è storia: solo Uruguay in campo, anche nella ripresa. Il Paraguay colpisce solo una traversa con Valdez, ma non basta. E nel finale, la ciliegina di Diego Forlan: si sblocca definitivamente il centravanti con la doppietta personale, e porta il definitivo sul 3-0. Delusione Paraguay.
  • Il cammino del PERU. Una delle nazionali sfavorite, che è invece una grande rivelazione. Prima partita con l'Uruguay, pareggio 1-1. Vantaggio di Guerrero, poi pareggio a fine primo tempo di Luis Suarez. Nella seconda gara arriva una vittoria di misura invece, contro il Messico, per 1-0. Decisivo il gol proprio del "Barbaro" Guerrero. Terza sfida ed ultima contro il Cile, quando la qualificazione era già agguantata. Si arriva al 90' sullo 0-0, ma in pieno recupero arriva il vantaggio avversario grazie ad uno sfortunato autogol. Poco male, il Perù passa ai quarti come miglior terza, nel Girone C. Incontra la Colombia. Dopo una partita combattuta da ambo le parti e piuttosto fortunata per i peruviani, si arriva ai supplementari. Da qui trionfa il Perù, grazie al gol da fuori area di Lobaton ed il decisivo raddoppio di Juan Manuel Vargas con un violento sinistro. In semifinale il Perù affronta ancora una volta l'Uruguay, come nel primo test del Gruppo C. In quella occasione avevano segnato Guerrero e Suarez, in questo contesto si ripete l'uruguaiano. Finisce 0-2 per l'Uruguay, grazie alla doppietta proprio di Luis Suarez nei primi minuti della ripresa: prima sulla ribattuta del tiro di Forlan, poi a porta vuota dopo aver scartato il portiere. Ma non finisce qui l'avventura del Perù in Copa América: c'è la finale per il terzo posto contro il Venezuela. A fine primo tempo arriva l'1-0 di Chiroque, nel secondo il raddoppio di Guerrero. Poi viene espulso Rincon per la Vinotinto, che si ritrova in 10 e sotto di due reti. Ma il Venezuela reagisce comunque nel finale ed accorcia le distanze con capitan Arango. Da questo momento sono solo i venezuelani avanti, a cercare un disperato 2-2. Ma è l'inverso, perché al 90' ancora Guerrero si inventa una giocata pazzesca e va a segnare il 3-1. Due minuti dopo, ancora El Barbaro in area dopo una percussione di Advincula, tiro e addirittuta rete del 4-1, tripletta dell'attaccante. La coppa di bronzo è tutta del Perù.
  • Il cammino dell'URUGUAY. L'Uruguay è la terza big della competizione, dopo Brasile ed Argentina, a quota 14 titoli di questo tipo, assieme proprio agli albicelesti. La nazionale di Tabarez inizia la Copa contro il Perù, pareggiando 1-1 con la rete di Suarez dopo quella di Guerrero. La seconda sfida è contro il Cile, ed il risultato è lo stesso; ancora un 1-1, questa volta la Celeste si ritrovava avanti ad inizio ripresa, grazie ad Alvaro Pereira, ma poi ci ha pensato il neo-Barcellona Sanchez. Agli uruguaiani serve una vittoria per avere la certezza del passaggio del turno. Ed il trionfo arriva, contro l'inesperto Messico, con un centro di scarto: 1-0 firmato ancora da Pereira. Nel quarto più difficile e spettacolare si scontrano proprio la Celeste e l'Argentina. Le due squadre a parimerito del titolo di "Campioni del Sudamerica" con 14 a testa. E via, subito 1-0 con Perez, poi pareggio argentino di Gonzalo Higuain. Scorre il tempo. Scorrono anche i supplementari, ed al termine dei 120' si arriva ai calci di rigore. Alla fine passa la rappresentativa uruguaiana, che se la vede in semifinale con il Perù. Questa replica di ciò accaduto nel Gruppo C finisce 2-0 per l'Uruguay, ancora a segno con una doppietta Luis Suarez. Rimane solo la finale, contro il modesto Paraguay. Ed il trionfo arriva puntuale, con il gol ad aprire le marcature ancora del centravanti del Liverpool. E dopo Suarez, la doppietta di Diego Forlan, che si sblocca dopo un anno di digiuno in nazionale, sansisce la vittoria finale della Celeste per 3-0. La Copa viene alzata da Lugano, Uruguay campione del Sudamerica.
  • Il cammino del VENEZUELA. A chiudere il nostro riassunto c'è il Venezuela. Che aveva iniziato in maniera perfetta, ottenendo un insperato pareggio a reti inviolate con il Brasile. Poi è arrivata pure una vittoria, contro l'Ecuador: l'1-0 finale è siglato da Gonzalez. Nella terza ed ultima sfida del Gruppo B arriva il 3-3 con il Paraguay, con il pareggio all'ultimo secondo. Il Venezuela avanti con il gol da 20 metri di Rondon, pareggio, rimonta e raddoppio avversario rispettivamente segnati da Alcaraz, Lucas Barrios e Riveros. Ma dal 90' al 93' Miku (con deviazione) e Perozo fanno ritrovare il sorriso alla Vinotinto. Il Venezuela passa come seconda del girone dopo il Brasile, ed incontra il Cile. Che puntualmente batte, al di sopra delle aspettative: a segno Vizcarrondo, poi nel secondo tempo pareggio cileno di Suazo e 10 minuti dopo decisivo 2-1 siglato da Cichero. La semifinale è Venezuela-Paraguay. Come nella fase eliminatoria. Questa volta però, a trionfare è l'Albirroja, ai calci di rigore dopo un incontro davvero combattuto e sempre in bilico. Nella finale per il terzo posto il Venezuela trova il Perù. Sotto di due gol tra il primo ed il secondo tempo la Vinotinto, grazie a Chiroque e Guerrero. Addirittura Rincon lascia in 10 per il cartellino rosso diretto la nazionale venezuelana, che però si rialza e colpisce con Arango, autore di un bel gol di mezza punta. Ma nel finale sale in cattedra un infinito Guerrero: El Barbaro completa la tripletta con due reti nel recupero, quasi identiche, che consegnano il bronzo al Perù. Il Venezuela, sconfitto 1-4, non sale sul podio ma si guadagna comunque un quarto posto, che davvero neanche si sognava prima dell'inizio del torneo.
Ecco qui!!! Finito il riassunto, possiamo dirlo: L'URUGUAY vince la Copa América 2011!!! Strameritatamente per ciò fatto, ovvio. E parliamo infine della lotta a distanza per il titolo di capocannoniere tra Luis Suarez e Guerrero. I due si sono inoltre incontrati due volte (nella prima partita ed in semifinale). A segno entrambi nell'esordio, nel quale si sfidavano. Poi Guerrero ha firmato il suo secondo gol contro il Messico. Tutti a secco fino alle semifinali, dove Suarez ha sfoderato una doppietta proprio contro il Perù, salendo a 3, contro i 2 del Barbaro. Che si è però riscattato nella finale per il terzo posto, autore di una grandiosa tripletta, finendo la competizione a quota 5. L'ultima occasione per il centravanti del Liverpool di pareggiare è in finale, ma l'unica rete segnata al Paraguay lo fa terminare a 4. Capocannoniere, quindi, Guerrero, la rivelazione (almeno a mio avviso) di questa Copa América. Siamo ormai ai titoli di coda, ed a presto, con il grande calcio!!!

Copa América finale: Uruguay-Paraguay

FORMAZIONI

Uruguay (4-4-2)
Portiere: Muslera.
Difensori: Lugano, Coates (centrali), Maxi Pereira, M. Caceres (terzini).
Centrocampisti: Rios, Gonzalez (centrali), Perez, Alvaro Pereira (fasce).
Attaccanti: Forlan, Suarez (punte).
All. Tabarez.

Paraguay (4-5-1)
Portiere: Justo Villar.
Difensori: Da Silva, Veron (centrali), Piris, Marecos (terzini).
Centrocampisti: V. Caceres, Riveros (mediani), Ortigoza, Zeballos (esterni offensivi).
Attaccanti: Vera (trequartista), Valdez (punta).
All. Martino.

LA PARTITA

Siamo finalmente giunti alla finale!!! Uruguay-Paraguay, non ce ne saranno di sconti per nessuno, entrambe le squadre vogliono vincere. Il Paraguay in finale in modo strano, con 5 pareggi su 5, gli uruguaiani invece dopo una grande scalata. Subito inizia meglio la Celeste, opprimendo e costringendo gli avversari nella propria area di rigore. Dopo due minuti Lugano stacca di testa dopo un corner, mezzo miracolo di Villar, poi sulla ribattuta si avventa in zuccata Coates: altro salvataggio, sulla linea di Ortigoza. Purtroppo però, il centrocampista ha opposto nettamente le mani alla conclusione, ed i paraguaiani si salvano subito grazie ad una clamorosa svista arbitrale, non viene infatti assegnato il penalty. Al 12' però, la Celeste sblocca la gara: Suarez aggancia bene il pallone in area avversaria, se lo sposta sul mancino e tira. Determinante la deviazione sfortunata ed involontaria di Veron, che beffa sul nascere del tentativo il proprio portiere Villar, con sfera che colpisce il palo ed entra. La partita si fa mano a mano più nervosa, ed il direttore di gara grazia non una sola volta i giocatori in campo, volano i cartellini gialli. Alla mezz'ora ancora Luis Suarez mette in ginocchio l'Albirroja, mette a sedere Veron e crossa basso per Diego Forlan, che non si sblocca e calcia male addosso a Justo Villar. Forlan, addirittura, non segna con la propria nazionale dai Mondiali in Sudafrica dello scorso anno. Sono solo prove per il campione dell'Atletico Madrid: al 42' Rios recupera palla vicino ai sedici metri ad un lentissimo ed impacciato Ortigoza, poi serve sulla sinistra lo smarcato Forlan, che guarda la porta e di prima intenzione, di sinistro, batte col piattone l'estremo difensore. Gran gol del 2-0, con il quale finisce la prima frazione di gioco, che scandisce ciò successo nel primo tempo: solo la Celeste in campo, il Paraguay mai protagonista di un'azione offensiva. Dopo l'intervallo l'Uruguay scende in campo con il concreto desiderio di mantenere il vantaggio, ed all'inizio ci riesce senza problemi. Poi però, decide di farsi finalmente avanti la formazione biancorossa, che con Valdez sfiora il 2-1: palla per il centravanti dell'Hercules, che gira al volo, trovando prima il miracolo di Muslera con la punta delle dita, poi la traversa. Ad un quarto d'ora dalla fine buona opportunità uruguaiana: Cavani cerca spazio per servire Forlan appostato e dimenticato sul secondo palo, ma gli esce un tocco troppo corto comunque buono per l'arrivo di Eguren, che trova la parata di Villar. Ma il sigillo finale lo mette la vera bandiera di questa squadra: allo sbando la difesa paraguaiana nel finale, contropiede con Luis Suarez che lancia di testa Forlan; il bomber di prima e di sinistro sigla il terzo gol della serata (particolarità: tutti col mancino), che chiude la finale e consegna su un piatto d'argento la medaglia d'oro all'Uruguay. Finisce 3-0, con la doppietta finale di Diego Forlan al 90'. Meritatissima la vittoria, perché a parte in un'occasione il Paraguay non si è mai reso pericoloso. Sopra il nervosismo, sopra la delusione, il grande calcio e la gioia uruguaiana prevalgono, mentre, in tutto il Sudamerica, il cielo si tinge ancor di più di... CELESTE. La Copa viene alzata con trionfo dal capitano Diego Lugano. Una grande scalata, che fa sì che la squadra di Tabarez conquisti il quindicesimo titolo sudamericano della sua storia. Nella storia, fino alla leggenda, come mai nessuno in Copa América. C'è ormai più poco da dire, si conclude qui il più grande spettacolo calcistico dell'Estate 2011. Abbiamo vissuto tantissime emozioni, gol, assist, salvataggi, rigori, contestazioni, magie, vittorie, sconfitte e sorprese. Davvero di tutto...... URUGUAY CAMPIONE DEL SUDAMERICA!!!!!!!!!!!!!

24.7.11

Copa América finale per il terzo posto: Perù-Venezuela

FORMAZIONI

Perù (4-4-2)
Portiere: Fernàndez.
Difensori: Corzo, Rodriguez (centrali), Revoredo, Ramos (terzini).
Centrocampisti: Balbin, Cruzado (centrali), Lobaton, Yotun (fasce).
Attaccanti: Chiroque, Guerrero (punte).
All. Markarian.

Venezuela (4-4-2)
Portiere: Vega.
Difensori: Rey, Vizcarrondo (centrali), Cichero, Rosales (terzini).
Centrocampisti: Rincon, Seijas (centrali), Orozco, Gonzalez (fasce).
Attaccanti: Miku, Maldonado (punte).
All. Farias.

LA PARTITA

Ecco qui la sfida che determinerà la squadra terza classificata in questa Copa América; in attesa di Paraguay-Uruguay, ci divertiremo vedendo Perù-Venezuela, che promette grande spettacolo, tra due formazioni che sono arrivate fino a questo punto al di là delle aspettative, contro tutti i pronostici e al di là dei propri limiti. Iniziamo. Parte meglio la Vinotinto, che al 3' con Maldonado spara alto di poco. Al quarto d'ora risposta peruviana con Ramos, che sugli sviluppi di una punizione mette i brividi con uno stacco di testa, però bloccato da Vega. Al 26' ancora Perù, questa volta con Chiroque, che va al tiro da posizione defilata, ma trova sempre l'estremo difensore venezuelano pronto. Miku al 33' prova per la Vinotinto, ma para Fernàndez. A pochi minuti dal termine del primo tempo, vantaggio Perù: Chiroque la passa a Guerrero, che prova il tiro in porta ma colpisce malissimo la sfera, che diventa quindi buona per Chiroque; in modo non semplice (dato che la palla era rimbalzante e veloce), ma comunque a porta vuota, il centravanti la insacca, per la rete dell'1-0. Come nel primo tempo, ancora il Venezuela parte meglio ad inizio ripresa: Gonzalez calcia dalla distanza, palla fuori. Al 52' altra palla-gol con Miku, che dopo un uno-due con Orozco conclude a rete, facile preda di Fernàndez. Al 58' episodio che farà cambiare la partita: Rincon entra brutalmente su Lobaton, forse eccessivo il cartellino rosso sul giocatore venezuelano, che lascia la propria rappresentativa in 10 uomini e sotto di un gol. Il Perù ne approfitta ed attacca, trovando il raddoppio, di fatto al 65': Guerrero in area di rigore, lascia partire un destro potentissimo sotto la traversa. Inevitabile il 2-0. La Vinotinto non demorde, e come al solito si decide a spingere verso il finale: anche in 10 contro 11, Arango riesce a trovare il gol del 2-1, che accorcia le distanze: Orozco lancia profondo il capitano, che controlla e batte anticipando il tocco d'esterno-punta sul primo palo. Da quel momento solo i venezuelani in campo, che però non riescono a metterla dentro per il 2 pari. Allora, al 90', ecco la beffa. Guerrero approfitta di un errore della retroguardia per involarsi in area dopo un numero, poi batte Vega con un diagonale perfetto sul secondo palo. E' il 3-1 che fa finire di fatto la sfida. In pieno recupero, però, c'è tempo per un ultimissimo lampo di spettacolo puro: Advincula riparte sulla fascia destra, lancia Guerrero, El Barbaro entra per la terza volta in area e per la terza volta la mette alle spalle del portiere, al 93'. Tripletta decisiva per il capocannoniere del torneo, a quota 5 gol, aspettando Luis Suarez, a 3, nella finale tra Uruguay e Paraguay. Finisce 4-1, ed il Perù conclude la sua immensa cavalcata al terzo gradino del podio, medaglia di bronzo.